racconti, vita

Breve racconto di un tempo sospeso

Il nostro balcone non è molto ampio ma permette comunque a un bambino di due anni di correre e giocare.

Uscire in balcone è uno dei più grandi divertimenti della giornata. Insieme al giretto in cantina e nel box.

Stefano gioca a fare il meccanico e qualche cacciavite del papà è finito giù nel tombino. Altro grande divertimento, da quando uscire di casa non è sicuro ed è permesso solo per circostanze eccezionali.

Proprio nei mesi di marzo e aprile, quando scoppia la primavera.

A turno ci affacciamo al balcone con Stefano, io e il suo papà. Stefano indica cose di cui vuole conoscere il nome: albero, casa, macchina bianca,  la siepe.

L’elenco ogni giorno è lo stesso e lo stupore è sempre identico.

Ogni tanto però – attenzione, attenzione – succede qualcosa di eccezionale: i vicini di casa potano la siepe, tagliano il prato o lavano la macchina. A volte la macchina bianca, altre volte la macchina blu. Credo che abbiano iniziato a sentirsi un tantino osservati.

Stefano è attentissimo a qualsiasi rumore insolito arrivi da oltre il balcone e vuole essere preso in braccio per guardare, per capire cosa mai stia succedendo di nuovo.

Un altro scenario è diventato purtroppo frequente. Il balcone si affaccia su una strada dove negli ultimi due mesi hanno sfrecciato a sirene spiegate decine di ambulanze, di giorno e molto più spesso di notte, quando non le vediamo ma le sentiamo forte e poi non riusciamo più a dormire.

C’è qualcosa di nuovo però: aria pulita, cielo terso, un cinguettio costante che non udivamo da anni. Che l’inquinamento sia calato è innegabile, lo sentiamo nell’aria che respiriamo.

Davvero vogliamo che tutto torni come prima?

Forse no: a Milano stanno progettando chilometri di piste ciclabili.

Dopo un po’ l’intrattenimento da balcone finisce.

E allora cosa facciamo?

Cuciniamo e impastiamo all’infinito, quando riusciamo a trovare la farina, che insieme al lievito nelle ultime settimane è diventata un bene prezioso.

Poi Stefano disegna sui fogli ma a volte lo spazio non basta e quindi arriva con i colori anche sul pavimento e sulle pareti.

Per fortuna i pastelli che avevo tenuto da parte per lui sono lavabili. 

Una piccola consolazione.

Marta Albè

marta.albe@yahoo.it

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